Il karate alla luce della pedagogia moderna

     

        In ogni campo disciplinare l’operato di un insegnante deve rivestire tutte le dovute caratteristiche di scientificità che oggi, secondo una visone moderna della pedagogia, concorrono al fine di perseguire validi risultati educativo­formativi. Questo principio vale a tutti gli effetti nel campo della educazione fisica, nel mondo dello sport, dunque nell’ambito del Karate, quando esso da Arte Marziale antica si fa anche Disciplina Sportiva moderna. Ciò che caratterizza la robustezza interiore riguarda nel contempo e con pari importanza la robustezza fisica. Infatti, sia per la visione filosofica dell’Oriente antico, sia per le più moderne concezioni scientifiche dell’Occidente moderno, soma e psiche rappresentano due aspetti complementari ed inscindibili di una stessa realtà. 

        Oggi, per questi motivi, da un tecnico di Karate ci si aspetta fine competenza ed elevata professionalità e si presume che i risultati del suo operare si mostrino di alta qualità sotto tutti i diversi profili.

           L’allievo, nelle mani di un “Maestro” (di un istruttore e, in un certo qual senso, anche di un semplice allenatore) diviene un soggetto che apprende. Quando si parla di apprendimento però oggigiorno non si intende mera ed astratta cognitività, ma si parla di risultato formativo derivante da un’esperienza articolata ed integrale di elementi conoscitivi, affettivi, emotivi, concettuali, analitici, operativi e così via. Nel caso particolare dell’educazione fisica, non è più concepibile un tipo di lavoro che, a modello di addestramento militare, tenga unicamente conto della pura e semplice abilità ripetitiva e dunque soprattutto basato sulla meccanica e acritica cumulazione di esercizi fisici "drill". Si preferirà invece mirare a tutti quei risultati che potranno scaturire da una pianificazione ragionata di ciò che oggi viene definito “apprendimento motorio intelligente” (“A.M.I.”). Da questo metodo e non dal “drill” comprovatamente sgorgano i migliori risultati anche riguardo l’aspetto strettamente tecnico.

    Sotto questi profili l’apprendimento diventa signifìcativo quando investe la persona nella sua interezza e si propone come scoperta personale attiva.

          Dunque non soltanto formazione generale della persona, ma anche l’apprendimento puramente tecnico necessita di un vero e proprio “clima di apprendimento” che si fondi sulla certezza di equilibri morbidi. Non neghiamo che l’impresa si riveli alquanto difficoltosa e difficile da affrontare. In ogni caso non si sbaglia quando si procede, in coscienza, secondo criteri di comprovata    scientificità, come si è detto e ci si presenta preparati ad affrontare ogni sorta di difficoltà con la dovuta carica umana.

            Si parla di vero apprendimento quando si esce dalla passiva meccanicità e dunque quando tutte le esperienze del soggetto entrano a far parte delle sue strutture cognitive, costruendone la memoria elaborativa a lungo termine e venendo a far parte del suo “vissuto” psicologico nei rapporti col reale.